La nausea.
L’odore dei vicoli. La gente dei vicoli. Il sudore dei vicoli.
La nausea, le gambe che cedono.
Lo spavento.
(Non quello spavento da nausea che vi spaventate pure voi, no.)
La testa che gira, la pelle che sbianca, le gambe che cedono.
Il rumore di una serranda abbassata. Quella contro cui sono andata a sbattere.
E Piazza Campetto vista da sotto in su, accasciata su uno scalino.
E io che penso Non posso stare male, non posso vomitare, non posso svenire che domani devo andare a Torino.
(A parte star male, nulla di tutto ciò è successo, se non altro. Ma.)
E quattro amiche spaventate viste da sotto in su.
E le labbra trasparenti.
E farsi riaccompagnare a casa alle cinque del pomeriggio.
E continuare a ripetersi come un mantra, Ma io adesso sto bene.
E non ho neanche comprato le cose che mi servivano.
Ma io adesso sto bene. Quasi quasi esco di nuovo e vado al supermercato qua vicino a comprarle.
Meglio di no.
O sì?
Che non ho voglia di fare la malata ansiosa chiusa in casa, adesso.
Ma non ho neanche voglia di fare Wonderwoman, però.
Ma io adesso sto bene.
L’Amica dice che è colpa delle sigarette.
Io dico la stramaledetta sfiga. Il caldo, l’aria ferma. La granita al porto antico, che lo dicevo io che ci aveva un aspetto strano.
Uffa.
Domani mattina sarò sul treno, in ogni caso.