E’ colpa di wordpress, che è diventato bianco e caotico e non ci si capisce più nulla.
Per scrivere bene ci dev’essere un minimo di appeal grafico, io dico.
E’ colpa che non trovo una faccia che mi soddisfa per il mio blog. Questa qui ci ha i caratteri troppo piccoli e i post vengono marroncini, se uno si dimentica di tingere tutto di nero una volta finito di scrivere.
E’ colpa del tempo, che è poco. Le due e ventinove. Alle due e mezza in teoria dovrei uscire.
E’ anche un po’ colpa del fatto che sono io che mi sono spenta. E’ così, non va. Mi spremo mi spremo ma non ci riesco a scrivere, non mi viene proprio.
Tutto ad un tratto mi sento che non ho più cose da dire.
Allora il mio pensiero fisso di questi giorni è questo, ritrovare la me stessa che dice cose, che si pone problemi, che legge, che si guarda intorno e, almeno ogni tanto, alza la testa dalla sua vita ipertrafficata. E’ il pensiero fisso che mi accompagna nelle mattinate di scuola, quando la testa se ne va per conto suo e non c’è verso di trattenerla. Quando vorrei essere da un’altra parte, non qui, non a fare queste cose.
Quando litigo con Van Loon della mia vita futura, quando mi penso tra un anno o due o dieci, quando i treni della mattina fanno venir voglia di andare lontano e ti sta stretto quel mezzo chilometro nel cui raggio si svolge la tua vita, sempre uguale, ogni mattina.
Esco.